L’Isola e Moscova

Questa volta a fermarci per strada, incuriosito dal nostro entrare e uscire dai locali, è un vecchietto coi baffi e la coppola che sembra conoscere tutti gli abitanti della zona visto che saluta chiunque gli passi accanto con un cenno della mano. Ha occhi buoni ed è con un pizzico di nostalgia che ci racconta la sua infanzia nel quartiere: “ Era tutto diverso… questi grattacieli non era nemmeno possibile immaginarli. Al loro posto c’erano le case di ringhiera e abitavano qua le famiglie più povere, gli operai, quelli che lavoravano nelle fabbriche vicine, insomma”.

Il vecchietto ha ragione: questo è un quartiere che è cambiato e sta tutt’ora cambiando enormemente. Innanzitutto, la stazione di Garibaldi un tempo non c’era e le merci si trasportavano grazie alle acque dei navigli. La costruzione della stazione ha portato a due enormi cambiamenti: ha premesso il trasporto più veloce delle merci dalle fabbriche, rendendo così Milano una città industriale; ha portato alla chiusura dei navigli, che si completò con Mussolini. Ci mettiamo nei panni del vecchietto e cerchiamo di immaginare cosa vedesse un tempo alzando gli occhi al cielo: fumi densi provenienti dalle fabbriche vicine e case di ringhiera con qualche fune appesa da un balcone all’altro, dove si esercitavano le famiglie circensi che abitavano alle Varesine. Adesso, alzando gli occhi al cielo, si vedono le punte dei grattacieli e la scritta Unicredit che sovrasta tutto e, se si tendono le orecchie, si sente la musica house uscire dai locali e i martelli pneumatici dei cantieri che promettono l’arrivo dell’ennesimo edificio nuovo. Il vecchietto ci lascia con un aneddoto che vogliamo condividere con voi: “ La domenica, uscivamo tutti dalle nostre case e ci radunavamo attorno a un tavolo dove veniva versata della polenta con in mezzo del sugo bollente. Ci venivano dati dei cucchiai e tutti mangiavamo da questo piatto-tavolino, facendo a gara a chi raggiungeva per primo il sugo… a chi si ingozzava di più insomma! Adesso, la domenica, si mangiano cruditè di verdure intinte in qualche salsina acidula.” Ci guarda perplesso storcendo un po’ il naso, e noi non possiamo che rimpiangere con lui i tempi andati di polente fumanti e funamboli in equilibrio.

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COSE DA FARE
Esplorare Piazza Gae Aulenti: scoprire la struttura di trombe che connette i due piani, giocare al lunghissimo biliardino, percorrere il ponte che connette la piazza al Bosco Verticale. Se siete fortunati riuscirete anche ad assistere allo spettacolo del trombettista che quasi ogni giorno, verso le tre, sale su una delle panchine della piazza e delizia il suo pubblico con qualche canzone.
Arrivare in piazza Simpliciano da via Ancona, ammirando le case con i balconi e le mura piene di piante e fiori e godendo della tranquillità degli spazi pedonali.
Camminare: immergersi nella pace bucolica della Martesana; perdersi fra le viette dell’ Isola, scoprendo le case di ringhiera rimaste intatte (in particolare quelle di Via Lambertenghi e Via Confalonieri); passeggiare per Brera spiando i giovani artisti che dipingono o suonano.
COSE DA EVITARE
Non fatevi ammaliare dalla chiromante che ha il suo banchetto in Brera: vi leggerà i tarocchi frettolosamente e in mezzo al via vai e sentirete la vostra privacy fatta a brandelli.
Non passate per nessuna ragione sotto il ponte che collega Melchiorre Gioia a Garibaldi: c’è un piccolo marciapiede per i pedoni, ma rischierete di essere investiti in continuazione. Piuttosto, allungate leggermente la strada e circumnavigate la stazione senza rischiare la vita!
Non entrate al bingo di Viale Zara: nessun milanese doc ci ha mai messo piede!
PERCHÈ PIACE AL MILANESE
Perché è un quartiere estremamente eterogeneo: c’è di tutto per tutti, dal locale trendy a quello alternativo, dall’osteria casereccia al ristorante di lusso.
Perché ha cambiato, e sta cambiando anche adesso, volto: è un quartiere che non si ferma mai, sempre al passo coi tempi, in perfetta sintonia con lo spirito di Milano.
Perché può lamentarsi dell’opera di Gae Aulenti in Cadorna (Ago, filo e nodo) sottolineando quanto, invece, sia bella la piazza che Milano le ha dedicato.