Il Lazzaretto di Milano oggi: cosa rimane dei luoghi della peste

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Il Lazzaretto di Milano è stato un luogo simbolo della storia e della cultura della città, testimone di eventi tragici e straordinari. Costruito tra il XV e il XVI secolo, fu concepito come un ricovero per i malati durante le epidemie, in particolare la peste. Il suo nome deriva dal termine veneziano “lazzaretto”, che indicava un’isola dove venivano isolati i lebbrosi.

Era una struttura imponente, a forma di quadrilatero, che occupava un’area di circa 14 ettari, delimitata dalle odierne via San Gregorio, via Lazzaretto, viale Vittorio Veneto e corso Buenos Aires. Al suo interno poteva ospitare fino a 16.000 persone, tra appestati, convalescenti e serventi. Al centro si ergeva la chiesa di San Carlo al Lazzaretto, fatta edificare dal cardinale Carlo Borromeo, che visitava spesso i malati e li confortava con la sua presenza. Il Lazzaretto di Milano fu protagonista di uno dei capitoli più celebri della letteratura italiana: il XXXV de I promessi sposi di Alessandro Manzoni, che descrive la terribile peste del 1630 e le vicende di Renzo e Lucia.

Com’è il Lazzaretto di Milano oggi?

Cosa rimane del Lazzaretto oggi? Poco o nulla. Dopo la peste del 1629-1630 infatti, il Lazzaretto cambia forma e destinazione d’uso. A beneficiarne, in primis, i militari. Successivamente venne demolito nella seconda metà del XIX secolo a causa dell’aumento della richiesta di lotti edificabili in città.

Rimane ancora qualcosa però. L’unica parte ancora visibile è un gruppo di cellette rimasto integro lungo la via San Gregorio e la chiesa di San Carlo al Lazzaretto, in viale Tunisia.

Il Lazzaretto dei Promessi Sposi

Nel tribunale di provvisione vien proposto, come più facile e più speditivo, un altro ripiego, di radunar tutti gli accattoni, sani e infermi, in un sol luogo, nel lazzeretto, dove fosser mantenuti e curati a spese del pubblico; e così vien risoluto, contro il parere della Sanità, la quale opponeva che, in una così gran riunione, sarebbe cresciuto il pericolo a cui si voleva metter riparo.

Ecco come Manzoni introduce nel suo romanzo più celebre il Lazzaretto di Milano. Uno dei luoghi più emblematici e drammatici de I promessi sposi.

Manzoni descrive il lazzaretto come un inferno in terra, un “spazio tutt’ingombro” pieno di baracche, capanne e carri, dove la gente si lamentava a gran voce e moriva fra atroci sofferenze. Il lazzaretto era anche il teatro di alcune delle scene più memorabili del romanzo. Celebre l’incontro tra Renzo e Don Rodrigo moribondo, il quale, pentito dei suoi misfatti, chiede perdono al suo rivale in amore, o il ricongiungimento di Lucia e Renzo, i due protagonisti della storia, che si ritrovano finalmente dopo tante peripezie e tribolazioni.

Lazzaretto: rifugio per i malati di peste

Lazzaretto di Milano

Il celebre autore ci racconta, con la sua prosa inimitabile, come nel 1630, durante la terribile epidemia di peste che colpì la città, le autorità decisero di raccogliere tutti gli accattoni, sani e infermi, in un sol luogo, nel lazzeretto, dove fosser mantenuti e curati a spese del pubblico. Questa misura, proposta dal tribunale di provvisione come più facile e più speditiva, fu però contrastata dalla Sanità, la quale opponeva che, in una così gran riunione, sarebbe cresciuto il pericolo a cui si voleva metter riparo.

I malati di peste “soggiornavano” qui. Il desiderio? Sperare che la malattia si estinguesse. Il risultato? Purtroppo lo sappiamo tutti.

E quindi, se fai una passeggiata in Corso Buenos Aires, fermati un secondo, addentrati nelle vie interne e immaginati all’interno delle vicende narrate da Manzoni. Percorri queste strade insieme a Renzo, Lucia, Don Abbondio e Fra Cristoforo…

Maggiori informazioni:

Via San Gregorio, Milano, MI, Italia

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